La mia storia – la Casa del Cuore

Per molto tempo ho creduto di non saper abitare.

Cambiare stanze, città, Paesi mi è sempre sembrato più facile che restare. Da bambina non sapevo dirlo, ma sentivo che una casa non è fatta solo di muri. Quando dentro c'è instabilità, quando l'amore è ferito, nessun luogo riesce davvero a contenerti.


Sono cresciuta in una famiglia rumena segnata dalle dipendenze.

Mio padre era prigioniero dell'alcol, e io ho imparato presto cosa significa adattarsi, osservare, sentire prima di parlare. Ho imparato a leggere il non detto, a stare attenta ai silenzi, a percepire gli sbalzi emotivi come se fossero cambiamenti di clima.


La mia infanzia si è accorciata in fretta.

Da ragazza ho dovuto rivedere la mia vita, rimettere insieme pezzi che non avevo rotto io. In quel periodo ho capito che quando il mondo intorno non è sicuro, il corpo diventa rifugio e il cuore un luogo segreto dove sopravvivere.


A un certo punto ho sentito che dovevo partire.

Non per fuggire, ma per respirare. Avevo in mente la Spagna, come una direzione più che come una meta. Ma i viaggi veri non seguono i progetti. Attraversando l'Europa sono arrivata in Italia e, senza una spiegazione razionale, mi sono fermata.

Qualcosa in me ha riconosciuto questo luogo prima ancora che io potessi capirlo.


Ho scelto la cura come via concreta.

Sono diventata infermiera professionale e ho iniziato a lavorare nei grandi ospedali, in sala operatoria. Lì ho imparato il rispetto profondo per il corpo umano, la precisione, la responsabilità. Ho visto la fragilità, il limite, la soglia tra la vita e la morte. Ma dentro sentivo che non bastava.


La relazione d'aiuto che mi abitava chiedeva altro.

Non solo fare, ma stare.

Non solo curare, ma ascoltare.


Così ho iniziato un altro cammino, più silenzioso e più vero.

Mi sono formata nello sciamanesimo tolteco, dove ho compreso che il corpo parla sempre e che il sintomo non è un nemico. Ho incontrato la medicina del grembo, e lì ho riconosciuto una memoria antica, un luogo dove si custodiscono storie, perdite, promesse non mantenute e possibilità di rinascita. Ho approfondito la medicina biosomatica, dove biologia ed emozione si incontrano senza giudizio. E ho attraversato l'ipnosi antica mesmerica e regressiva, imparando a muovermi nei territori profondi della coscienza.


Ogni passo non è stato accumulo di tecniche.

È stato ritorno a me.


A un certo punto ho capito qualcosa che era sempre stato lì:

non ho mai fatto fatica a trovare una casa fisica per caso.

La mia vera casa non era un luogo esterno.

Era il mio cuore.


Il cuore è stato la prima casa del mio sentire.

Il grembo ne ha custodito la memoria.

Quando hanno ricominciato a parlarsi, il mio corpo ha smesso di lottare.


Da questa consapevolezza è nata Casa del Sentire.

Non uno studio, non un ambulatorio, non un tempio distante.

Una casa vera, dove il corpo può essere ascoltato, dove il dolore non viene corretto ma accolto, dove la verità può emergere senza violenza.


Oggi accompagno altre persone nei loro passaggi, nei loro sintomi, nei loro silenzi.

Non prometto soluzioni rapide.

Offro presenza, ascolto e attraversamento.


Perché so, per esperienza vissuta, che quando il cuore diventa casa,

nessun viaggio è stato inutile

e nessuna ferita è stata vana.

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Elena Doina Timofte